Cos’è il Morbo di Crohn, sintomi e cause

Morbo di Crohn: di cosa si stratta e quando compare

La malattia di Crohn è un’infiammazione cronica a carico dell’apparato digerente.

Può colpire in maniera non continua tutte le sezioni dall’intestino, dell’esofago e dello stomaco, fino all’ano. In genere, però, interessa soprattutto l’ileo terminale (ovvero la porzione finale dell’intestino tenue) e il colon (l’intestino crasso).

I sintomi sono strettamente legati all’area interessata, variando notevolmente in termini di intensità e frequenza da un paziente all’altro.

La sintomatologia più comune annovera manifestazioni dolorose a livello intestinale, localizzate soprattutto nel lato inferiore destro dell’addome, ripetuti episodi di diarrea e vomito ed una netta perdita di peso, dovuta al mancato assorbimento dei nutrienti.

Ad oggi, non è stata ancora individuata nessuna cura in grado di risolvere il problema in maniera definitiva.

Tuttavia, esistono alcuni protocolli terapeutici che possono rivelarsi molto utili per il controllo dei sintomi e per la prevenzione di eventuali ricadute.

La chirurgia, invece, è riservata soltanto ai casi più complicati, in cui compaiono anche fistole, occlusioni intestinali e ascessi.

Il morbo di Crohn generalmente compare in età infantile o adolescenziale, per poi aggravarsi in seguito, se non affrontato nel modo giusto.

Le possibili cause

Le cause della malattia sono ancora sconosciute, sebbene sia stato dimostrato che tutte le alterazioni provocate da tale condizione derivano da una continua ed inappropriata attivazione del sistema immunitario della mucosa intestinale.

Da recenti ricerche sappiamo che l’insorgenza della patologia è riconducibile a tre fattori principali che interagiscono tra loro: suscettibilità genetica (i pazienti che ne soffrono sono accomunati da un’alterazione del gene NOD2), danneggiamento dei tessuti in seguito a una reazione immunitaria innescata dai batteri della flora gastrointestinale ed alcuni fattori ambientali.

La microflora intestinale degli individui sani versa in uno stato infiammatorio controllato e pertanto fisiologico. Nei pazienti colpiti dal morbo di Crohn, invece, si nota un’infiammazione non più controllata e in grado di provocare importanti lesioni dei tessuti.

Tra i fattori ambientali, invece, figurano l’uso di farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) e il fumo, in grado di aumentare il rischio di recrudescenze.

Sede e intensità delle lesioni provocate dalla malattia

In genere, la localizzazione delle lesioni provocate dalla flora batterica annovera più punti.

È possibile infatti che vengano colpite contemporaneamente diverse sezioni dell’intestino tenue e del colon; in tal caso è possibile parlare di forma diffusa del morbo di Crohn, nonostante la malattia abbia sempre una distribuzione segmentaria, che alterna tratti indenni a tratti infiammati (lesioni a salto).

È inoltre possibile osservare margini netti di separazione tra i segmenti normali e quelli colpiti (le dimensioni dei vari segmenti variano da 5 a 30 centimetri).

Le infiammazioni tipiche della malattie sono più frequentemente localizzate nell’ileo, interessando soprattutto la sua parte finale; abbastanza comune è anche l’interessamento del colon (soprattutto la porzione ascendente). Molto più raro è il coinvolgimento del retto (soltanto nel 5% dei casi), dello stomaco e del duodeno (1%).

Una piccolissima percentuale dei pazienti affetti da morbo di Crohn, soprattutto i più giovani, evidenzia un interessamento importante del digiuno (la sezione centrale dell’intestino tenue) e dell’ileo.

Tutte le sezioni coinvolte dalla malattia vedono alterazioni infiammatorie in grado di estendersi a tutti gli strati delle pareti intestinali, tanto da provocare estesi ispessimenti delle stesse e gravi ulcerazioni. Talvolta, l’infiammazione si propaga fino ai linfonodi prossimi all’area interessata.

I tessuti colpiti dalle estese lesioni causate dalla malattia di Crohn tendono ad andare incontro a necrosi, ulcerazioni e fistole. Queste ultime possono connettere due anse intestinali provocando un’estensione dell’infiammazione, oppure possono espandersi all’interno di altri organi vicini (uretere, vescica, vagina) o addirittura all’esterno, in particolar modo nei tratti interessati da cicatrici chirurgiche.

Sintomi e conseguenze

Il processo infiammatorio provocato dal morbo di Crohn, soprattutto nel caso la malattia coinvolga ampi tratti di intestino, può alterare l’assorbimento di numerose sostanze. In genere, il riassorbimento dei sali biliari ne risulta compromesso, in quanto questo avviene soprattutto a livello dell’ileo terminale.

L’alterazione del processo stimola il riassorbimento dei grassi alimentari, che a sua volta può causare la comparsa di steatorrea (grasso nelle feci). Inoltre, i sali biliari legano il calcio, pertanto un loro deficit provoca un aumento del rischio di sviluppare calcoli, a causa dell’esubero di calcio libero nell’organismo.

Il morbo di Crohn può causare anche il malassorbimento di alcune vitamine, in particolar modo la D, la K e la B12. Se la malattia si diffonde a buona parte dell’intestino tenue, il malassorbimento può diventare globale, coinvolgendo la maggior parte degli elementi nutritivi.

In genere, il sintomo più comune riguarda la diarrea, anch’essa dovuta al ridotto assorbimento dei sali biliari nell’ileo, nonché al malassorbimento dei carboidrati (i quali richiamano troppa acqua nell’intestino).

I pazienti colpiti dalla patologia sono spesso giovani o adulti appartenenti alla fascia d’età 20-40 anni. Tuttavia, vi sono molte eccezioni, che hanno assistito all’esordio della malattia in età avanzata (anche verso i 60 anni). In un primo momento, il paziente tende a ravvisare soltanto pochi decimi di febbre. In seguito compaiono dolori addominali che riguardano soprattutto il quadrante inferiore destro dell’addome (la fossa iliaca destra), dove la patologia tende a localizzarsi più di frequente. I dolori sono sordi, continui e più evidenti in caso di palpazione.


Le fistole

Con la sua progressione, il morbo di Crohn tende a colonizzare ulteriori tratti intestinali, fino a raggiungere la regione anale, spesso interessata dall’insorgenza di fistole. Queste possono provocare sanguinamento durante la defecazione e, più raramente, emorragie di una certa gravità. Tuttavia, se le fistole si approfondiscono fino a raggiungere gli organi interni, possono insorgere importanti complicanze: qualora interessino la vescica o l’uretere possono causare rigurgito di sostanze intestinali nelle vie urinarie e conseguenti infezioni.

Quando le fistole procedono verso l’esterno possono dar luogo a stretti orifizi addominali, dal quale fuoriescono sangue e siero.

Nei casi più gravi (che per fortuna rappresentano solo la minoranza), i pazienti sono interessanti da una compromissione generale delle condizioni di salute, dovuta soprattutto al malassorbimento dei nutrienti (vitamine e sali minerali), che può originare notevoli perdite di peso.

La diagnosi

Una durata eccessiva del peggioramento può sviluppare casi di anemia, dovuti a carenza di ferro (provocata a sua volta dalla continua perdita di sangue) o a un importante e prolungato deficit di vitamina B12.

La radiografia dell’apparato digerente viene eseguita con un mezzo di contrasto in grado di evidenziare i tratti maggiormente interessati dalle lesioni. Grazie alla radiografia è possibile osservare il caratteristico aspetto irregolare dell’ileo terminale, che presenta occlusioni e dilatazioni.

Per una diagnosi più precisa è necessario affidarsi a un esame istologico mediante biopsia (il prelievo di una piccola parte della mucosa dell’intestino). È molto importante distinguere il morbo di Crohn da condizioni quali la colite ulcerosa e l’appendicite.

Possibili complicanze

Le complicanze del morbo di Crohn possono essere sistemiche o locali. Tra queste ultime le più frequenti sono:

  • Perforazione o occlusione intestinale
  • Malassorbimento delle vitamine
  • Presenza di fistole
  • Tumori (l’incidenza di tumori nei malati di morbo di Crohn è maggiore rispetto alla norma).

Tra le complicanze sistemiche, invece, figurano:

  • Eccessiva perdita di peso e di massa muscolare
  • Anemia
  • Ritardo di crescita nel bambino
  • Alterazioni delle normali concentrazioni di elettroliti (riduzione di magnesio, calcio e potassio)
  • Calo dell’albumina
  • Steatorrea (correlata al malassorbimento dei lipidi e delle vitamine)
  • Artrite (spesso migrante, in grado di colpire soprattutto le ginocchia, le caviglie, i polsi e le anche, con dolore associato a gonfiore)
  • Eritema nodoso (lesioni cutanee moderatamente dolenti, localizzate soprattutto sulle gambe)
  • Pioderma gangrenoso (manifestazioni cutanee che si manifestano sotto forma di vescicole, che tendono a diventare pustole, e la cui rottura causa la comparsa di piaghe e ulcere soggette ad infezioni)
  • Lesioni epatiche (epatiti, steatosi, etc)
  • Cheratiti e congiuntiviti
  • Trombosi venose (in seguito ad una maggiore coagulabilità del sangue e/o disidratazione).

Il possibile decorso della malattia

Il morbo di Crohn è una malattia cronica, che può attraversare lunghe fasi di remissione ma che non è possibile guarire completamente. In genere si alternano periodi più o meno lunghi di remissione a rapide fasi di riacutizzazione.

La mortalità causata dalla malattia aumenta in seguito alla sua durata e si aggira intorno al 7/10% dei casi (i motivi principali sono da ricondursi alle infezioni generalizzate e alla peritonite).

La terapia

La terapia scelta dal medico può essere farmacologica o chirurgica. Quest’ultima diviene l’unica possibilità disponibile quando attraverso la terapia medica non è stato possibile ottenere alcun miglioramento.

Terapia farmacologica

I farmaci utilizzati per curare i sintomi della malattia di Crohn sono costituiti da un derivato dell’aspirina chiamato salazopirina, in grado di esercitare una potente azione antinfiammatoria.

Tra gli effetti collaterali ravvisati dai pazienti che assumono salazopirina figurano problemi epatici, disturbi ai reni, gastriti, infertilità (sebbene questa condizione sia del tutto reversibile già dopo tre mesi dalla sospensione del trattamento) e anemia.

Nelle forme gravi è opportuno fare ricorso ad alcuni derivati del cortisone (tra cui il prednisone). Ai pazienti che non rispondono positivamente a queste due terapie, invece, viene prescritto l’uso di farmaci soppressori del sistema immunitario (6-mercaptopurina, azatioprina, metotrexate, ciclosporina A).

Più di recente sono stati impiegati anche farmaci in grado di bloccare l’azione di alcune molecole normalmente coinvolte nei processi infiammatori (tra questi il più comune è l’infliximab).

La chirurgia

I pazienti affetti da morbo di Crohn che non beneficiano di alcuna terapia farmacologica devono sottoporsi a chirurgia, soprattutto in presenza di complicanze gravi, quali fistole, stenosi, ascessi e perforazione.

La dieta consigliata ai pazienti affetti da malattia di Crohn

È molto importante ricordare sempre l’importanza della dieta, soprattutto nelle fasi più acute della patologia.

L’alimentazione consigliata ai pazienti affetti dal disturbo deve essere leggera, priva di latte e derivati e povera di scorie. Inoltre, considerato che tali pazienti sono spesso soggetti a malnutrizione, a causa del malassorbimento dei nutrienti, la dieta osservata dovrà essere ipercalorica e arricchita con integratori di vitamine e sali minerali.

È opportuno limitare il consumo di alimenti irritanti (peperoncino, pepe, caffè, tè) e carni grasse, prediligendo metodi di cottura semplici, possibilmente a fiamma bassa e sufficientemente prolungati (in modo da abbattere la carica batterica presente soprattutto in alimenti quali la carne e il pesce).

È altrettanto importante evitare i metodi di cottura più veloci ed aggressivi (grigliatura, frittura, flambatura, etc.). È molto importante ridurre il consumo di carboidrati raffinati e di alimenti ricchi di coloranti artificiali (alcune nano e micro particelle impiegate come additivi, tra cui il diossido di titanio, possono esacerbare la risposta infiammatoria a livello intestinale).

L’alimentazione consigliata deve comprendere prodotti naturali e possibilmente provenienti da filiera biologica (carni ottenute da animali allevati a pascolo, prive di farmaci e antibiotici). Tali alimenti, infatti, sono in grado di esplicare un’azione antinfiammatoria generale, limitando l’insorgenza di infiammazioni a carico del tratto digerente.

A tal proposito, sono molto utili alcuni oli vegetali ricchi di omega tre, il pesce azzurro e alcuni succhi biologici privi di zuccheri aggiunti.

I farmaci utilizzati per limitare la sintomatologia

La malattia di Crohn può essere curata mediante l’uso di farmaci o chirurgicamente, nel caso nessuna terapia medica abbia avuto successo.

Purtroppo ad oggi non esiste alcuna cura definitiva: tutti i trattamenti disponibili, certamente utili a smorzare l’infiammazione e ad attenuare i sintomi correlati, vanno modificati in relazione alle condizioni di salute del paziente e ad altre specifiche dell’individuo, considerato il fatto che la risposta varia da persona a persona.

Antibiotici

Tra i più usati figura il metronidazolo (ad esempio Flagyl, Metronidazolo SAME): in caso di riacutizzazioni forti della patologia, si consiglia l’assunzione di 250 milligrammi di principio attivo per via orale ogni sei ore.

Il trattamento dovrà avere una durata complessiva compresa tra le 4 e le 8 settimane. Qualora il farmaco non fosse efficace, sarà opportuno interrompere la terapia e sostituire il principio attivo, ovviamente dietro prescrizione medica.

La ciprofloxacina (ad esempio Ciprofloxac, Samper) viene spesso utilizzata per contrastare i disturbi causati dalla patologia. Si tratta di un derivato chinolonico, in grado di espletare un importante effetto soppressivo e selettivo sulla flora intestinale. L’assunzione del farmaco è consigliata insieme a metronidazolo.

Assumere non più di 1 grammo al giorno per un periodo di 3/6 settimane, in base alle prescrizioni del medico.

Corticosteroidi

Il cortisone è largamente impiegato nelle forme moderate della malattia (ad esempio Deltacortene, Lodotra). Va assunto per via orale in dosi da 5 a 60 milligrammi, per un massimo di quattro settimane.

Il budesonide (ad esempio Biben, Pulmaxan) va assunto in dosi da 9 milligrammi per otto settimane.

La posologia può essere ridotta a 6 milligrammi al giorno durante le due settimane che precedono il termine della terapia.

È consigliata, inoltre, l’assunzione di altri 6 milligrammi al giorno per i tre mesi successivi al primo ciclo (terapia di mantenimento).

Aminosilicati

La sulfasalazina (ad esempio Salazopyrin EN) è un farmaco combinato con acido 5-aminosalicilico (5-ASA) e sulfapiridina.

Per arginare le forme acute, è necessaria una dose iniziale di 500 milligrammi da assumere 2/4 volte al giorno e a stomaco pieno per via orale.

La mesalazina o acido 5-aminosalicilico (ad esempio Asacol, Claversal) è molto utile nella prevenzione e nella cura delle riacutizzazioni del disturbo, oltre che in caso di colite ulcerosa. Agisce come antinfiammatorio nei confronti della mucosa intestinale.

È consigliata la somministrazione orale di una compressa da 500 milligrammi tre volte al giorno, rigorosamente a stomaco vuoto.

Soppressori del sistema immunitario

Tutti coloro che non rispondono positivamente alle terapie farmacologiche indicate, dovranno fare ricorso a farmaci soppressori del sistema immunitario. Tra questi i più utilizzati sono:

  • Azatioprina (ad esempio Azatiopirina, Immunoprin).
  • Ciclosporina A (ad esempio Sandimmun Neoral), molto efficace in caso di morbo di Crohn fistolizzante e coliti ulcerose.
  • Metotrexate (ad esempio Methotrexate).

Farmaci di recente introduzione

Più recentemente sono stati introdotti nelle terapie dedicate alla cura del morbo di Crohn alcuni farmaci capaci di bloccare l’azione di talune molecole coinvolte nei processi infiammatori. Tra questi figura l’infliximab (ad esempio Remicade), un anticorpo monoclonale rivelatosi particolarmente efficace nella cura delle infiammazioni del tratto intestinale.

Rimedi naturali contro il morbo di Crohn

Tra gli integratori di origine naturale utili a contrastare i principali disturbi originati dalla malattia figurano la boswellia, gli integratori di DHA e EPA (olio di pesce), in grado di riequilibrare il rapporto tra omega tre ed omega sei, l’aloe vera gel, la camomilla, l’altea, la liquirizia, l’uncaria tomentosa, l’ippocastano e la piantaggine.

Inoltre, è possibile assumere anche integratori specifici di minerali e vitamine, utili a sopperire alle carenze nutrizionali causate dal malassorbimento associato alla patologia.

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