Un qualsiasi PC di ultima generazione con una oculata scelta di hardware e software musicale, ha tutte le carte in regola per diventare una DAW (Digital Audio Workstation) professionale in grado di regalarci grandi soddisfazioni…
Un qualsiasi PC di ultima generazione, anche in configurazione “media”, con una oculata scelta di hardware e software musicale, ha tutte le carte in regola per diventare una DAW (Digital Audio Workstation) professionale in grado di regalarci grandi soddisfazioni. Tuttavia, le potenziali fonti di piccoli e grandi problemi sono più di quante si possa pensare; alcune derivano dal fatto che assai difficilmente il computer viene utilizzato solo per le applicazioni musicali, ma la maggior parte di esse è determinata da una spesso insufficiente conoscenza delle problematiche che la registrazione audio comporta. L’hard disk recording, specialmente quando si lavora con un consistente numero di tracce, necessita sempre di un computer con un “fine tuning” di tutte le componenti hardware e software, dal momento che la potenza di calcolo richiesta dagli applicativi audio è sempre molto elevata e grava un po’ su tutte le parti del sistema. Cerchiamo quindi di mettere a fuoco i fattori critici per avere un PC sempre al massimo della forma.
Dovendo ancora procedere all’acquisto di un computer (o avendo previsto un upgrade dell’hardware già in nostro possesso), certamente vale la pena di pensare a una ingente quantità di RAM, a una scheda video AGP (che permette di non gravare sul Bus PCI, già pesantemente sfruttato nell’hard disk recording) e a un hard disk capiente e veloce dedicato all’audio (i dischi Ultra ATA 100 vanno benissimo: offrono prestazioni paragonabili alla SCSI Ultra Wide e costano poco, inoltre tutte le moderne schede madri hanno l’apposito Controller). Attenzione, ovviamente, all’accoppiata hardware/software.
L’efficienza delle memorie di massa è uno dei fattori critici quando si utilizza il computer per hard disk recording; anche un limitato numero di tracce (8-10) rappresenta, infatti, una grande mole di dati che il sistema deve essere in grado di “masticare”. Che si disponga o meno di un disco dedicato all’audio, tenere il proprio hard disk in perfette condizioni, senza una eccessiva frammentazione dei file, è assolutamente obbligatorio, dunque abituatevi a utilizzare periodicamente le classiche utility tipo Norton Speed Disk o l’utilità di deframmentazione dei dischi fornita con Windows. Se si lavora con molte tracce (16-24 o più) un disco dedicato è un’opzione da prendere in considerazione. Un buon compromesso potrebbe comunque essere il ricorso al partizionamento dell’hard disk, dedicando una intera partizione ai file audio. Una partizione è, da un punto di vista “logico”, considerata dal sistema come un hard disk autonomo, dunque possiamo registrare su di essa l’audio senza altra “immondizia”, riducendo di molto il rischio di frammentazione dei file. Le testine dell’hard disk, inoltre, lavorando in una zona ben delimitata, si devono spostare di meno, a tutto beneficio delle prestazioni. Una cosa da evitare nel modo più assoluto è l’utilizzo di più partizioni per i file audio di una stessa sessione di lavoro (più partizioni non significa più hard disk, e le testine sarebbero costrette a un “super lavoro”).
La memoria virtuale (o Swap) è un file che funge da RAM aggiuntiva, al quale il sistema fa ricorso in caso di bisogno. Naturalmente, la velocità di accesso alla memoria virtuale è infinitamente inferiore rispetto a quella con cui si accede ai dati in RAM, e dunque, da un punto di vista pratico, lo Swap File non viene utilizzato direttamente dagli applicativi audio, tuttavia Windows ne ha bisogno, e la sua disattivazione è sconsigliata. La gestione “automatica” della memoria virtuale di Windows, senza entrare in particolari, può essere pericolosa per la frammentazione dei dischi, visto che lo Swap File usa lo stesso spazio logico di tutto il resto (in Unix, per esempio, lo Swap File ha una sua partizione dedicata e non può interferire con le altre unità). Per evitare i potenziali guai causati dalla “dinamicità” della memoria virtuale possiamo fare due cose: la prima, disponendo di un hard disk fisico (o logico, ovvero una partizione) dedicato all’audio, consiste nel collocare lo Swap File in una unità differente; la seconda, invece, sempre vivamente consigliabile, sta nel “mettere a cuccia” lo Swap File assegnandogli una dimensione fissa e successivamente (dopo il riavvio del sistema) deframmentare l’hard disk, in modo tale che il file di memoria virtuale venga collocato nella posizione ottimale sul disco, e da lì non si muova più, evitando che interferisca con il resto del disco.
Per la massima efficienza e stabilità del sistema una buona norma è quella di evitare, per quanto possibile, l’impiego di programmi che girano in background e che interferiscono con i dischi: ottimizzatori, antivirus, programmi per il salvataggio automatico dei file, ecc. Windows permette di decidere cosa caricare all’avvio del sistema mediante l’utility Microsoft System Information. Le funzioni che riguardano il risparmio energetico dovrebbero essere assolutamente disabilitate (anche a livello del BIOS), e si dovrebbe stare alla larga dagli Screen Saver (almeno da quelli che partono da soli). Se non si è connessi in rete è bene disabilitare le funzionalità di networking, anche se l’utilizzo di una connessione Ethernet in un sistema configurato come si deve normalmente non crea problemi (basta solo evitare il trasferimento di file durante le operazioni di registrazione e/o playback dell’audio).
Uno dei problemi di Windows non è tanto quello di trovare un setup per ottenere le prestazioni ottimali, quanto quello di mantenere nel tempo una adeguata “pulizia” del Sistema Operativo, pulizia che poi si traduce in efficienza e stabilità. Se con il Mac OS (il Sistema Operativo dei Macintosh) risalire al file “responsabile” di un blocco del sistema o del malfunzionamento di un programma è abbastanza abbordabile per un qualsiasi utente “evoluto”, una diagnosi analoga in Windows anche per i più esperti talvolta è, se non proprio impossibile, talmente complessa da richiedere più tempo di una totale re-installazione del Sistema Operativo e dei programmi (formattazione del disco compresa!). Una delle maggiori fonti di problemi software che affliggono i Win users è l’installazione “selvaggia” di programmi di ogni tipo, magari di parecchi anni fa, i cui file vecchi possono sostituire quelli più recenti presenti nel sistema, in modo del tutto trasparente (e scoprire quale, fra le migliaia di DLL o di file di sistema, è responsabile di un guaio, come possiamo intuire, è davvero come cercare un ago in un pagliaio). Le ultime versioni di Windows sono molto migliorate sotto questo aspetto, tuttavia, cercate sempre di evitare l’installazione di software non “certificato” per la versione di Windows con la quale state lavorando.
Tutti i Sistemi Operativi (a eccezione di Unix e cloni, che non riguardano il nostro specifico ambito) per motivi diversi (ne cito uno solo: la progressiva frammentazione della RAM) tendono, durante lunghe sessioni, a diventare meno stabili e meno performanti. Avendone la possibilità, magari prima di fare una pausa dopo qualche ora di lavoro, è buona norma fare un bel restart, riportando il sistema nella condizione ottimale.