Tutorial passo passo per Reason 2.x

In questo tutorial ho privilegiato un approccio pratico, per un utilizzo immediato di Reason; i capitoli non sono quindi organizzati schematicamente, ma “cronologicamente”: possono sembrare sparsi un po’ alla rinfusa, e gli argomenti stessi possono
essere trattati in più capitoli, ma appunto perchè ho cercato di seguire gli step di un utente che approcci Reason per la prima volta.

Quindi, nella 1° Parte, tratto:

  • Impostazioni
  • Aux Send Effects
  • Redrum Drum Computer
  • Sequencer
  • SubTractor Analog Synthesizer
  • Matrix Pattern Sequencer
  • Automazione

I nomi dei parametri e dei pulsanti sono quelli delle diciture scritte sui pannelli o nelle finestrelle che compaiono posandovi sopra il cursore; i nomi maiuscoli si riferiscono alle devices e alle voci di Reason, quelli minuscoli sono generici.

Impostazioni Reason

Lancia il programma, accedi al menù Edit alla voce Preferences…
Nella finestra che compare, nella pagina General alla voce Default Song, scegli Empty Rack; seleziona poi la pagina Audio e alla voce Audio Card Driver seleziona i driver più adatti alla tua scheda audio, quindi chiudi la finestra.

Ora ogni volta che lanci il programma o scegli New dal menù File si aprirà l’Empty Rack, cioè il progetto vuoto contenente solo: in alto il pannello MIDI IN DEVICE/AUDIO OUT che rappresenta l’hardware audio installato sul tuo computer; in basso il Sequencer, con i suoi pulsanti Tools, la Timeline per ora vuota e i comandi di Transport (Play, Stop, FFWD, REW etc.).

A questo punto poi iniziare a caricare le Devices che userai nel tuo progetto: dal menù Create scegli la voce Mixer 14:2 e il Mixer apparirà nella colonna dei racks.

Carica anche allo stesso modo il RV-7 Digital Reverb (o il RV7000 Advanced Reverb se possiedi Reason 2.5), e il DDL-1 Digital Delay Line.

Aux Send Effects

Con il tasto Tab della tua tastiera puoi “voltare” il Rack e vedere, o modificare, i collegamenti fra le devices che hai appena caricato: i cavi rossi portano i segnali Left/Right dall’uscita Master Out del Mixer agli ingressi 1 e 2 della scheda audio; i cavi verdi sono invece quelli che collegano gli Effetti; di default sono stati collegati ai Send Out e ai Return dei canali ausiliari Aux del Mixer in questo modo: l’Aux Send Out 1 entra negli Audio Input L R del Riverbero RV7, esce dai suoi Audio Output e rientra nel Return 1 del Mixer; allo stesso modo l’Aux Send Out 2 Left (Mono) entra nel Left Input del Delay, esce dai Left Right Output e rientra nel Return 2 del Mixer (a differenza del primo, stereo IN/stereo OUT, questo esce Mono e rientra Stereo). Volendo puoi collegare fino a quattro Effetti alle altrettante Aux.

Rigira il Rack col tasto Tab: con questi settaggi potrai mandare, tramite i quattro (per canale) potenziometri rossi Aux, una porzione del segnale presente sul canale agli Effetti e poi farlo rientrare nel Mixer tramite i quattro potenziometri rossi Return posti a destra sopra il Master fader; i primi controllano la quantità di mandata di segnale PER CANALE e per effetto, i secondi il livello GLOBALE di ritorno di ogni effetto; in questo modo ti serve un solo Riverbero, per esempio, per poter riverberare più o meno tutti i segnali presenti su ciascun canale del Mixer.

ATTENZIONE: con questa configurazione il potenziometro Dry/Wet sulla destra di ogni Effetto, che controlla il rapporto segnale puro/segnale effettato, va messo al 100% su Wet (come di default), perchè in questo caso la miscelazione puro/effettato avviene sul Mixer (il fader del canale regola la quantità di segnale puro, il potenziometro Aux la quantità di segnale da effettare).
Se sei soddisfatto di un particolare settaggio lo puoi usare come Default Song scegliendolo alla voce File/Preferences…/General/Built In.

Redrum Drum Computer

Inserisci ora il primo strumento, la batteria elettronica (menù Create/device Redrum Drum Computer): la Redrum viene collegata al canale 1 del Mixer e sul Sequencer appare la traccia Redrum 1.

Ora bisogna caricare i suoni nella batteria: si può caricare un Kit già pronto fra quelli presenti nel Refill Factory Sound Bank in dotazione con Reason, scegliendolo col pulsante Browse Patch (quello che rappresenta la Cartella) nella sezione Patch Select in basso a sinistra nel pannello della Redrum (Browse Patch/Reason Factory Sound Bank/Redrum Drum Kits/XXX Kits/XXX Kit N.drp); oppure si può caricare ogni singolo campione a piacere col tasto Browse Sample, simboleggiato dalla Cartella in alto, negli slot da 1 a 10, per ciascuna delle 10 voci possibili della Redrum; puoi caricare un qualsiasi .wav .aif presente sul tuo HD oppure sceglierlo dalla cartella Reason factory Sound Bank/Redrum Drum Kits/xclusive drums-sorted che contiene tutti i suoni che compongono i Kits.

Il nome del sample file compare nella finestrella nera in alto; sopra ci sono il tasto M per metterlo in Mute, il tasto S per metterlo in Solo, e il tasto Play per ascoltarlo; più sotto le freccette alto/basso per scorrere i campioni della cartella e il Browse Sample già visto; più sotto ancora i potenziometri S1 e S2 che spiego fra poco; al centro il Led che se acceso indica un campione stereofonico, e il POTenziometro PANoramico L-Pan-R.

Più in basso si trova il livello Level e la regolazione della velocity Vel relativa al livello, che definisce quanto i valori di velocity di ogni evento (ogni nota) influiscono sul volume del campione.

Sotto ci sono due parametri relativi all’inviluppo del campione: se l’interruttore è nella posizione di default, in basso, il campione suonerà con lunghezza impostata dal potenziometro Length e indipendentemente dalla lunghezza della nota scritta sul Sequencer; se invece l’interruttore è nella posizione in alto la lunghezza del campione sarà determinata dalla lunghezza della nota sul Sequencer.

Più sotto c’è il Pitch che va da + a – un’ottava.

I parametri più sotto ancora sono diversi per ciascuno slot: nel primo c’è la regolazione del tono Tune e quanto questo è influenzato dalla velocity (cioè il campione suona più grave a velocities basse, più acuto a velocities alte; viceversa se si setta Vel negativa); con il parametro Start si modifica il punto di inizio del campione, con Pitch e Rate l’oscillazione del pitch della nota, con Bend la continuità di questa oscillazione, mentre Vel come al solito definisce quanto la velocity influenza queste variazioni.

La Redrum è l’unico strumento che può essere programmato in due modi: a pattern o direttamente sul Sequencer come tutti gli altri strumenti.

La sezione inferiore del pannello della Redrum riguarda il sequencer interno per la programmazione della batteria a pattern, tipo batterie analogiche TR-808 / 909, o Rebirth.

I 16 pulsanti rappresentano gli step della battuta (di default sono sedicesimi, la rotella Resolution permette di scegliere la misura: ogni pulsante può rappresentare un intero, un mezzo, un quarto, un trentaduesimo, un ottavo in terzine 1/8T, un sedicesimo in terzine 1/16T): si sceglie il campione col tasto Select di ciascuno slot e lo si piazza accendendo gli step nella posizione voluta, poi si passa al campione successivo (per esempio si mette la cassa sull’1 e sul 9, il rullante sul 5 e sul 13 e il charleston su tutti e 16). L’interruttore Dynamic regola l’accentazione Hard Medium Soft di ogni nota (il pulsante si accende rispettivamente in rosso, arancione o giallo).

Il display Step definisce di quanti step è fatta ogni battuta, da 1 a 64; l’interruttore Edit Steps permette di editarli a blocchi di 16 per volta. Attivando il Flam si può accendere il piccolo Led rosso posto sopra ciascuno step: in quello step il campione sarà ribattuto due volte con distanza regolata dal potenziometro del Flam, ma sempre inferiore alla distanza fra due step, come quando un batterista fa rimbalzare le bacchette sul rullante, per esempio.

I pattern possono essere al massimo 8 per 4 banchi A B C D, rappresentati dai pulsanti a sinistra. Ancora più a sinistra c’è il pulsantone Run che, con il pulsante Enable Pattern Section attivato, fa partire il pattern. Più avanti spiegherò come creare le sequenze di pattern, per le quali bisogna comunque usare il Sequencer.

Ora gira di nuovo il Rack col tasto Tab e vedrai che la Redrum è stata collegata di default tramite le uscite Stereo Out Left Right all’ingresso 1 del Mixer, e tramite le uscite Send Out 1 2 al primo e secondo ingresso Chaining Aux Send In Left (Mono): in questo modo ciascuna delle 10 voci della Redrum può mandare indipendentemente parte del segnale agli effetti collegati agli Aux 1 e 2, in questo caso il Riverbero e il Delay, effettando così più o meno a piacimento ciascun campione caricato sulla Redrum. La mandata agli Aux 1 e 2 è regolata dai due potenziometri S1 e S2 presenti in ciascuno slot sul frontale della Redrum, sopra il Pan.

Se vuoi un controllo ancora più preciso sui suoni della Redrum puoi collegare l’uscita individuale Left (Mono) Right Audio Output degli slot ad un ingresso Audio Input del Mixer: il campione ora non uscirà più dall’uscita Stereo Out della Redrum ma dal’Out individuale e sarà gestibile tramite il canale dedicato sul Mixer.

Carica ora un’altra device, per esempio il SubTractor Analog Synthesizer, dal menù Create: il Synth appare nella colonna dei Rack e viene collegato al primo ingresso libero del Mixer, mentre sul Sequencer appare una nuova traccia SubTractor 1; tralasciamo un momento il funzionamento del SubTractor e occupiamoci del Sequencer.

Sequencer

Il Sequencer, dove saranno inseriti tutti i dati MIDI che comporranno la Song, ha due modalità principali di visualizzazione: Arrange Mode, di default, visualizza tutte le tracce (per ora c’è solo quella della Redrum) presenti nella Song e permette di arrangiarla; Edit Mode permette di entrare nella traccia selezionata e di editarla; per passare da una modalità all’altra si usa il primo pulsantino tricolore in alto a sinistra nella sezione del Sequencer: pigiamolo ed entriamo nella modalità Edit.

Ora siamo all’interno della traccia (SubTractor 1, l’ultima selezionata), e tutti i pulsantini a destra del primo diventano attivi: servono per attivare ciascuno una “sottotraccia” o “lane”: i primi tre rappresentano tre diverse modalità di visualizzazione delle note a seconda della device assegnata a quella traccia (Key per synth e campionatori, REX per il Loop Player e Drum per la batteria, ma nessuno ti impedisce di usare, ad esempio, Key per editare la batteria: il primo slot corrisponde al Do C1, il secondo al Do#, il terzo al Re e così via), mentre gli altri tre permettono di visualizzare la Velocity, i Pattern e le automazioni dei Controller (i successivi tre permettono di gestire la visualizzazione dei controller).

Di default ci vengono mostrati 2 lane, blu e rosso, corrispondenti al pulsante Key e Velocity. Nel primo inseriremo le note, corrispondenti alla tastiera o Piano Roll a sinistra, con il tool Pencil o Matita, scegliendo l’altezza, la lunghezza e la posizione, mentre nel lane Velocity apparirà in corrispondenza di ogni nota il valore di Velocity di default, modificabile con la Matita.

Attivando il pulsante calamita Snap to Grid (Legato alla Griglia) la posizione e la lunghezza della nota non sono più libere ma legate alla risoluzione impostata nella finestrella a sinistra della calamita, o ai suoi multipli (impostando la risoluzione ad esempio a 1/8 le note possono essere piazzate solo in corrispondenza degli ottavi e quindi dei quarti, dei mezzi e degli interi ma non dei sedicesimi, e allo stesso modo potranno durare un ottavo, un quarto ma non un sedicesimo).

Scrivi qualche nota e torna in modalità Arrange: vedrai che le note che hai scritto (gli eventi) sono rappresentate da trattini rossi in corrispondenza dell’inizio della traccia del SubTractor (ingrandisci semmai un po’ la visuale pigiando sulla lente con il + in basso a sinistra o con il tool Magnify che rappresenta anch’esso la lente). Ora sempre con la Matita trascina una riga in corrispondenza delle note (ricorda che c’è una risoluzione di griglia anche per la finestra di Arrange, preimpostata a Bar, cioè un intero); le note vengono incluse in una Parte, un cubetto colorato, che puoi spostare, duplicare (trascinandola col tasto CTRL premuto) o ridimensionare, secondo le solite modalità di Windows.

Puoi creare le Parti anche selezionando le note col tasto Selection rappresentato dalla freccetta del cursore e poi raggrupparle selezionando Group dal menù Edit.

Seleziona ora la traccia Redrum 1 e torna in modalità Edit: i lane attivi sono tre, Drum, Velocity e Pattern, verde rosso e giallo; il primo è la modalità di scrittura delle note per la batteria, in cui al posto del Piano Roll ci sono i nomi dei campioni che hai caricato sulla Redrum.
Il terzo lane giallo serve invece per creare le sequenze degli eventuali pattern che hai programmato sulla Redrum: imposta la risoluzione per esempio a Bar, seleziona il banco e il pattern con la freccetta a fianco della scritta A1 che rappresenta il primo pattern del primo banco, e scrivilo trascinando la Matita sul lane.

Io consiglierei di non utilizzare questa modalità, nè di usare la Redrum in modalità pattern, perchè si rischia di fare confusione e perchè non si possono fare per esempio piccole variazioni fra due pattern uguali; molto meglio scrivere il groove di batteria nella Drum lane in Edit e poi raggrupparlo in una Parte in Arrange, trattabile esattamente come un pattern, ma col vantaggio di avere sott’occhio tutte e 10 le voci contemporaneamente, di poter fare Parti lunghe a piacere, con qualsiasi risoluzione, e di poter fare tutte le variazioni possibili all’interno di parti duplicate.
Se proprio ti viene più comodo programmare i pattern, puoi farlo e poi, con la Redrum selezionata, dal menù Edit scegliere Copy Pattern to Track, che copia il pattern della Redrum sul Sequencer; a questo punto devi solo ricordarti di disabilitare il tastino Enable Pattern Section della Redrum, perchè se no ogni volta che mandi in Play il Sequencer parte anche il tasto Run della Redrum e quindi ogni campione verrà ribattuto due volte, dalla nota nella Parte sul Sequencer e dalla stessa nota nel Pattern di Redrum!
Se vuoi mettere una parte in loop accendi il tastino Loop On/Off a destra dei pulsanti di Transport e posiziona i Locatori sinistro L e destro R (oppure clicca sulla Timeline con CTRL per L e con ALT per R).
P è il puntatore Song Position Pointer ed E è la fine End della Song.

Subtractor Analog Synthesizer

Il rack del SubTractor, a differenza di Redrum, si occupa solo della sintesi del suono e quindi per fortuna non ha sequencer interni e modalità di scrittura delle parti che non siano la Key lane e il Piano Roll: tutti i suoi parametri hanno quindi solo la funzione di generare e modificare il suono; sono tutti automatizzabili, così come TUTTI i parametri di Reason in generale!
Questo tutorial non è inteso a fornire una trattazione completa delle modalità di sintesi sonora in generale, quindi la spiegazione delle sezioni e dei parametri del SubTractor sarà abbastanza sintetica; per ulteriori chiarimenti e spiegazioni posta le tue domande nel Forum di Noise.

La prima sezione di SubTractor serve a caricare le patch contenute in Reason Factory Sound Bank/Subtractor Patches/XXX/XXX.zyp; a settare la Polyphony, cioè il numero massimo di note suonate contemporaneamente; a regolare i parametri modificati dai messaggi di After Touch, Expression etc. e le impostazioni del Portamento.

Queste ultime richiedono un paio di spiegazioni: di default il pulsante Mode è su ReTrig (che corrisponde al controller MIDI N°65 Portamento Off), il Portamento a 0 (corrispondente al controller MIDI N°5 Portamento Time) e la Polyphony su 8 voci: ogni nuova nota è “retriggerata” fino ad un massimo polifonico di 8 note per volta.

Se invece si setta la Polyphony a 1 e il Mode su Legato (controller MIDI Portamento su On) si otterrà proprio l’effetto di legato (il Glide in alcuni synth), in cui le note sovrapposte non vengono ri-suonate (non avranno quindi ciascuna il suo proprio attacco), ma passano dall’una all’altra in modo continuo, e in un tempo definito dal valore di Portamento.

Subito sotto, come in ogni synth hardware che si rispetti, c’è la sezione delle Wheel: la ruota del Pitch Bend con il Range impostabile in +/- semitoni, e la ruota della Modulation il cui effetto è definito dalle impostazioni dei parametri a fianco.
Più a destra c’è la sezione di generazione del suono costituita da 2 oscillatori e da un generatore di rumore Noise; l’Osc 2 e il Noise vanno attivati, a scelta.

Per ogni Oscillatore si può definire: la forma d’onda Waveform a scelta fra 32 diverse, le prime quattro simboleggiate, le altre numerate (farò un’appendice per i più accaniti con l’ immagine e l’utilizzo principale di ogni Waveform); l’impostazione della frequenza in Ottave/Semitoni/Centesimi; la quantità di Phase Offset (si crea cioè una copia dell’onda sfasata con l’originale di una quantità definita dal potenziometro di Phase, e la si ricombina con l’originale sottraendola o moltiplicandola con il pulsante Mode che rappresenta x=moltiplicazione; -=sottrazione; o=nessuna modulazione); la Modulazione di Frequenza FM e il rapporto fra il livello dei due Oscillatori Mix; la Ring Modulation e il Keyboard Track che, se spento, fa suonare qualsiasi nota con la stessa tonalità.

Più a destra c’è la sezione Filtri, il secondo da attivare, e il Level generale; subito sotto c’è l’inviluppo del Filtro e l’inviluppo dell’Ampiezza, cioè l’andamento del volume, con i parametri Attack Decay Sustain Release; sotto ancora ci sono tutti i parametri modificabili dal valore di Velocity di ogni nota.

Al centro c’è la sezione che permette di scegliere un parametro da controllare con l’inviluppo Modulation Envelope, e gli Oscillattori a Bassa Frequenza LFO1 ed LFO2, con relative impostazioni e Destinazioni.

Matrix Pattern Sequencer

Avevo detto che a parte Redrum non c’erano devices che avessero sequencer interni e più modi di essere suonate, e questo è vero; ma, volendo, a ciascuna device si può collegare un sequencer che la piloti indipendentemente: il Matrix Pattern Sequencer.

Dal solito menù Create seleziona Matrix Pattern Sequencer dopo aver cliccato sul pannello del SubTractor (per selezionarlo, in questo modo il computer collega automaticamente il Matrix al SubTractor).

Per prima cosa con il tasto Tab gira il Rack e guarda i collegamenti di default: i cavi gialli uniscono le uscite Note CV e Gate CV del Matrix agli ingressi CV e Gate rispettivamente, della sezione Sequencer Control sul retro del SubTractor; ci sono su quest’ultimo anche molti altri Input che corrispondono ad alcuni dei parametri sul pannello frontale, e che infatti servono proprio a controllare quegli stessi parametri; in che modo?
Collega l’uscita Curve CV del Matrix all’Input di uno dei parametri del SubTractor, diciamo il Filter 1 Frequency (Reason ti permette di creare solo, ma tutte, le configurazioni possibili, quindi non ti permette di collegare per esempio un Out ad un Out), e rigira il Rack: ora tramite il Matrix puoi creare un pattern di note con cui far suonare il SubTractor e disegnare una curva con cui pilotare l’automazione del suo parametro Frequenza del Filtro 1.

Pigia il tasto Run del Matrix e l’indicatore rosso percorrerà in loop 16 step; aumentali o diminuiscili con le freccette del display Steps; cambiali di misura con la rotella Resolution, in modo del tutto simile alla Redrum (come per Redrum i BPM non sono settabili ma sono quelli del Sequencer principale); ora sposta in su e in giù i quadratini rossi in fila che rappresentano le note, in corrispondenza delle note della tastierina disegnata a sinistra (stai mandando messaggi di nota al SubTractor tramite il cavo Note CV), intonabili su cinque ottave diverse tramite l’interruttore Octave; non udrai ancora nulla finchè non setterai per le note volute il valore di Velocity nel lane Gate in basso in corrispondenza delle note (stai mandando messaggi di Note On, cioè Gate, e Velocity sul cavo Gate CV, dove Velocity uguale a 0 significa “non suonare quella nota”).

Dopo aver scritto il groove di note sposta l’interruttore, sopra la tastierina, dalla posizione di Keys a quella di Curve, e disegna una curva nel display; quella curva rappresenta l’andamento della Frequenza del Filtro 1, l’automazione del movimento del fader Freq del Filter 1 del SubTractor (tramite il cavo Curve CV con cui hai collegato Matrix a SubTractor).
I pattern, esattamente come in Redrum, possono essere salvati negli 8 pattern per 4 banchi A B C D, e richiamati e sequenziati nel Pattern lane del Sequencer principale.

Puoi sperimentare tutti i collegamenti possibili, tipo collegare il cavo Gate dal SubTractor al Gate Out sul retro dello slot di Redrum dove hai per esempio caricato la cassa: in questo modo SubTractor suona le note scritte su Matrix ma solo in coincidenza dei colpi di cassa di Redrum, dai qua

Automazione

La cosa più divertente di Reason è che TUTTI i parametri che vedi sullo schermo sono automatizzabili, e in modo ancora più facile che non usando il Matrix, perchè in Reason ci sono più modi per fare la stessa cosa (in teoria il Matrix è perfettamente inutile, così come il Pattern sequencer di Redrum, in quanto che tutte le loro funzioni possono essere svolte dal Sequencer principale, come ho già detto; a volte in effetti trovo Reason un po’ ridondante).

Infatti è sufficiente cliccare col tasto destro del mouse su un qualsiasi potenziometro, fader, interruttore, rotella di una qualsiasi device e scegliere la voce Edit Automation dal menù contestuale, perchè il Sequencer si metta in modalità Edit, visualizzando il lane azzurro del controller automatizzato (il pulsantino azzurro Show Controller Lane che rappresenta una curva si attiva): con la Matita puoi disegnare ora qualsiasi curva d’automazione; ricorda che la risoluzione dello Snap to Grid vale anche per i controller, quindi se vuoi disegnare la curva liberamente disattiva il pulsantino calamita. Il potenziometro automatizzato viene circondato da un rettangolo verde e, al Play, magicamente comincerà a muoversi seguendo la curva d’automazione; altro parametro, altra automazione e così via.

I parametri da automatizzare si possono anche scegliere dal menù che appare pigiando la freccia o il pulsante Controllers a destra di Show Controller Lane; il pulsante Show Device Controllers più a destra visualizza i lane di tutti i controller; il pulsante Show Controllers in Track, ancora più a destra, mostra i lane dei parametri automatizzati.

Se vuoi automatizzare il Mixer o gli Effetti basta assegnarli ad una traccia del Sequencer: crea, col menù Create, una nuova Sequencer Track; dopodichè con la freccetta a destra del nome della traccia, in questo caso New Track 4, sotto la dicitura Out, scegli una device dall’elenco, per esempio Mixer; ora clicca col destro su qualsiasi fader o manopola del Mixer, scegli Edit Automation e disegna la curva nel lane corrispondente, al solito.

I risultati più divertenti si ottengono a volte automatizzando i parametri degli effetti (crea una nuova traccia e assegnala per esempio al Delay; setta il Feedback piuttosto alto e l’Unit di misura del tempo di delay su MS MilliSecondi; manda, chessò, la batteria nel Delay con il potenziometro rosso Aux 2 del Mixer, dopodichè smanetta a casaccio con le curve d’automazione del Delay Time…)
NN-19 Digital Sampler
Come già detto a proposito del SubTractor, non esaurirò qui i principi di funzionamento dei campionatori in genere, ma farò solo una panoramica sulle funzioni specifiche dell’NN-19; ulteriori funzioni sono spiegate nel capitolo riguardante l’NN-XT Advanced Sampler, più complesso e completo.

L’ NN-19 è però molto semplice da usare in quanto differisce dal SubTractor solo per la parte di generazione del suono: mentre nel SubTractor è la sezione degli Oscillatori a occuparsi della generazione del suono, qui, ovviamente, il suono ha origine dai campioni caricati.
Poichè le sezioni di modulazione del suono sono praticamente identiche a quelle del SubTractor (NN-19 per esempio ha un solo filtro anzichè due), occupiamoci del campionatore vero e proprio.

Come in Redrum anche qui ci sono due pulsanti Cartella: il primo carica preset già pronti (cioè una serie di campioni con le relative impostazioni, che trovi per esempio in Reason Factory Sound Bank/NN-19 Sampler Patches/XXX/XXX.smp), il secondo carica i singoli campioni.

Carichiamo un campione: questo viene gestito all’interno del display che raffigura una parte di tastiera (con le freccette azzurre possiamo scorrerla per intero, da C-2 a G8); di default il campione viene assegnato lungo tutta l’estensione della tastiera: la striscia al di sopra della tastiera, che rappresenta la Zona di assegnazione del campione, è infatti lunga quanto la tastiera, ed è azzurra in quanto attualmente attiva. A questo punto si può decidere la Rootkey, cioè la nota che riprodurrà il pitch originale del campione, con il potenziometro omonimo o cliccando direttamente sulla tastiera del display (il tasto diventa azzuro, C3 di default).
Le altre regolazioni definiscono il volume Level, il Tune e le modalità di Loop: spento, avanti, indietro, avanti-indietro.

A questo punto il campione suonerà inserendo le note sul Sequencer, con pitch via via più alto al di sopra di Rootkey, e più basso al di sotto; in questo modo però più le note si allontanano da Rootkey, e quindi quanto più il loro pitch verrà modificato dal campionatore, tanto più il suono sarà innaturale, irrealistico e brutto (per trasporre le note infatti i campionatori riproducono semplicemente i suoni più o meno velocemente, rallentandoli per scendere di pitch e accelerandoli per salire).

Questo significa che non può bastare un solo campione per riprodurre soddisfacentemente uno strumento, ma per fortuna i campionatori possono caricare più campioni contemporaneamente, anche uno per ciascun tasto, organizzandoli in Zone, cioè partizioni della tastiera (e in effetti in un kit di batteria a ogni tasto corrisponde un diverso elemento della batteria).

Dal menù Edit scegli Split Key Zone e la Zona selezionata viene dimezzata, quante volte vuoi; per aggiustare le dimensioni relative delle Zone si possono poi spostare i due Locatori alle estremità delle Zone stesse, oppure si possono manovrare i due potenziometri Lowkey e Highkey sotto il display, inserendo le due note corrispondenti alle estremità della Zona (anche facendo coincidere una Zona con un solo tasto, come detto).

Ora puoi caricare un nuovo campione per ogni nuova Zona (prima ricordati di selezionare la Zona voluta cliccandola), e settare per ciascuno Rootkey, Tune, Level, Loop.

Se fin qui non ti è molto chiaro carica un preset già pronto e guarda la disposizione delle Zone e le varie impostazioni, che è anche il modo migliore per imparare a crearsi i propri preset (la scopiazzatura è un sistema infallibile).
Se invece possiedi un set di campioni già pronto, per esempio di note di basso, soprattutto in questa forma: Bass 33, Bass 36, Bass 39, Bass 41 etc. puoi importare tutti i campioni contemporaneamente col tasto Shift, e poi dal menù Edit selezionare Automap Samples: in questo modo la mappatura è automatica e la Root Key corrisponde al numero del file, dove C3 corrisponde a 60.

Tutte le ulteriori modulazioni del suono, da qui in poi, sono identiche a quelle di SubTractor, e influiscono su tutto il preset e non più sui singoli campioni: Legato e Portamento, Pitch Bend e Modulation Wheels, Filtro, inviluppo del Filtro e dell’Ampiezza, parametri di Velocity etcetera (a fianco della impostazione di Polyphony ci sono in più regolazioni automatiche del Pan: con il potenziometro Spread e il pulsante Mode si possono mandare i suoni a Destra o a Sinistra alternativamente per ogni tasto, ogni 2 oppure ogni mezza ottava); identico anche il funzionamento del pannello posteriore.

NN-XT Advanced Sampler

I campionatori in genere offrono però ulteriori possibilità, e alcune di queste sono implementate nell’ NN-XT; due in particolare (l’NN-XT ha due pannelli, uno con le regolazioni globali del preset, e uno con le impostazioni di ogni campione).
La prima è la possibilità di mettere in loop non tutto il campione (eventualità infatti molto rara in quanto spesso inutile) ma solo una parte di esso, con i punti di Loop Start e Loop End; questa possibilità, combinata ai parametri di inviluppo ADSR dell’Amp e del Filter, permette modulazioni molto lunghe nel tempo anche su campioni brevi (era fondamentale nei primi campionatori che, difettando di memoria, potevano, looppando una parte della coda, imitare i tempi di decadimento di suoni molto lunghi o, attualmente, riprodurre suoni di lunghezza infinita).
Siccome il display di NN-XT non permette però editing molto accurati, è meglio definire i punti di Loop Start e Loop End in un editor esterno, tipo Sound Forge, e poi importare il campione in NN-XT.

La seconda è la possibilità di caricare più campioni, su vari Livelli (Layers), nella stessa Zona e gestirli con il parametro di Velocity, soprattutto per riprodurre strumenti reali in modo molto realistico.
Questa possibilità necessita di un paio di spiegazioni sul significato del parametro di Velocity: normalmente la velocity è assimilabile al volume di ogni singola nota, differente dal volume globale del canale; ma in uno strumento reale la velocity è proprio la velocità o la forza con cui si percuote il tasto di un piano, la pelle di un tamburo o la corda di un basso: questa genera una variazione di volume, ma anche di timbro: un basso appena sfiorato suona piano e morbido, ma via via che viene suonato con più decisione, il suono diventa più forte ma anche più aspro, fino ad arrivare al tipico suono slappato; questo effetto è riproducibile in un campionatore solo caricando su ogni Livello campioni della stessa nota ma suonata con intensità diversa e assegnando ad ogni Livello un range minimo e massimo di velocity (con Fade In e Fade Out i Livelli si possono sovrapporre e sfumare uno sull’altro, per passaggi graduali).

Per chiarire un po’ la faccenda si possono immaginare le Zone come suddivisioni orizzontali della tastiera in base al pitch, e i Livelli come suddivisioni verticali delle Zone in base all’intensità.
Nelle devices che non hanno Livelli, cioè tutte quelle viste fino ad adesso, alle variazioni di Velocity di ogni nota si possono fare corrispondere variazioni di altri parametri impostabili, come visto nella sezione Velocity del SubTractor.

Dr.REX Loop Player

Il Dr.REX è un terzo tipo di campionatore dedicato però principalmente alla gestione e riproduzione di loop trattati in un modo particolare; tant’è vero che carica solo campioni in formato .rcy, .rx2 o .rex. Questi campioni si possono trovare nel solito Reason Factory Sound Bank/Dr Rex Drum Loops/XXX/XXX.rx2, o si possono creare con applicazioni tipo ReCycle, della stessa softwarehouse di Reason.
Un campione Rex è un campione “affettato” (in Slices) in corrispondenza dei suoi transienti principali: per esempio un loop di batteria in sedicesimi viene affettato automaticamente in 16 parti più sottoparti contenenti eventuali rullate in trentaduesimi o ghost notes per esempio di cassa o rullante. Tutte le fette sono poi automaticamente organizzate in un preset e assegnate a ciascun tasto in Dr. REX.

A questo punto si possono usare in due modi: rimontando tutte le fette a piacere, per creare un nuovo ritmo con gli stessi suoni dell’originario; oppure risuonandole pari pari tutte di filato, ma col vantaggio di poter cambiare i BPM, la velocità di esecuzione, senza variare il pitch: questo è possibile in quanto non viene accelerata a rallentata la lettura di tutto il campione, ma solo l’esecuzione di ogni “fettina”, lasciando il contenuto inalterato; anche con REX però variazioni troppo grandi deteriorano la qualità del suono (io personalmente lo uso esclusivamente nel primo caso, mentre per modificare il tempo uso altri programmi con funzioni di Time Stretching, tipo Acid, e anche qui non vado mai oltre il 5%).

Sul display di REX è rappresentato il loop e tutte le Slices, delle quali si possono cambiare alcuni parametri come fossero singoli campioni. Gli altri parametri, che agiscono sul loop nella sua interezza, sono identici a quelli già visti per SubTractor e NN-19.
Sul Sequencer, come già accennato, c’è una modalità di visualizzazione specifica per i REX, il Rex Lane, azzurro, in cui al posto del PianoRoll ci sono i numeri progressivi di tutte le Slices; essendo questa, per l’appunto, solo una modalità di visualizzazione, nessuno ci impedisce di usarne un’altra, tipo Key Lane, in cui alla prima slice corrisponde il Do C1. Lo stesso discorso vale per tutte le modalità, tutte perfettamente intercambiabili, a parte il Pattern Lane.

Un comando utile è invece quello analogo a Redrum: dal menù Edit il comando Copy REX Loop To Track copia la successione precisa delle Slices sul Sequencer a riformare il loop intero (funzione espletata anche dal pulsante To Track sul pannello, sopra il display del Dr.REX).

Malstrom Graintable Synthesizer

Il Malstrom è un sintetizzatore ibrido Granulare/Wavetable.
Ci sono due Oscillatori che riproducono forme d’onda base o campioni presenti in una lista preimpostata in fabbrica, i quali sono modulati da due Modulatori MOD A e B secondo curve raccolte in una lista anch’essa prestabilita. Il tutto viene poi ulteriormente modulato e filtrato al solito modo, nelle sezioni Filter A, B, Filter Env, Shaper…
I pulsantini quadrati senza etichetta servono per accendere le varie sezioni, le quali a loro volta sono disposte in modo da rendere più comprensibile il signal flow, seguendo le “frecce” disegnate.

Il pannello posteriore del Malstrom è dotato di ingressi e uscite aggiuntive Audio Input e Oscillator Output, poste fra gli Oscillatori e il resto della sezione Modulante/Filtrante del Malstrom; queste permettono:
1. di inserire un qualsiasi segnale per sostituirlo a quello degli Oscillatori, e per trattarlo poi nelle sezioni Modulanti/Filtranti
2. al contrario, prelevare il segnale degli Oscillatori bypassando tutto il resto del Malstrom.

Altri effetti:

  • RV-7 Digital Reverb
  • DDL-1 Digital Delay Line già visti a proposito delle Ausiliarie del Mixer
  • D-11 Foldback Distorsion
  • ECF-42 Envelope Controlled Filter
  • CF-101 Chorus/Flanger
  • PH-90 Phaser
  • COMP-01 Compressor/Limiter
  • PEQ-2 Two Band Parametric EQ

In Reason 2.5 anche:

  • RV7000 Advanced Reverb
  • Scream 4 Distorsion
  • BV512 Digital Vocoder
  • UN-16 Unison e le utilities
  • Spider Audio Merger & Splitter
  • Spider CV Merger & Splitter

In questo capitolo sono comprese tutte le altre devices: l’equalizzatore PEQ-2, i distorsori D-11 e Scream, il compressore COMP-1, il filtro ECF-42 e gli effetti veri e propri.

I primi vanno messi in serie (Insert, tanti quanti ne regge la tua CPU) lungo il flusso di segnale che va dallo strumento al mixer; gli effetti, come già detto, o in serie (regolando il rapporto Dry/Wet col potenziometro Mix) o nelle ausiliarie del Mixer (Send, assicurandosi di settare Mix su Wet al 100% e miscelando segnale Dry/segnale effettato con i potenziometri Aux del Mixer).

Il D-11 è dotato di Amount, per la quantità di distorsione, e di Foldback, per il tipo di distorsione, la cui azione sul seganle è simboleggiata dai tre piccoli grafici.

Lo Scream è invece dotato di molte più funzioni e parametri; riassumendo, abbiamo una sezione Damage di distorsione vera e propria che permette di scegliere fra vari algoritmi di distorsione, ulteriormente modificabili con i potenziometri P1 e P2; una sezione Cut di equalizzazione a tre bande Lo Mid Hi; una sezione Body risonante con vari parametri.
Il modo migliore per comprendere le varie funzioni è sperimentare liberamente (magari abbasando un po’ il Master per evitare danni alle casse…).

Il PEQ-2 è un equalizzatore full-parametric a due bande la seconda delle quali va attivata col pulsante B.

L’ECF-42 è un filtro full range Passa-Banda o Passa-Bassi con parametri ADSR dell’inviluppo; questi sono stati pensati soprattutto per essere attivati da un segnale di Gate (Note On/ Note Off) proveniente da un’altra qualsiasi device di Reason tramite l’Env.Gate IN sul pannello posteriore: se per esempio si collega il Gate Out del rullante su Redrum all’Env.Gate dell’ECF, il filtro si attiverà ad ogni colpo di rullante seguendo l’inviluppo impostato da ADSR.

Il COMP-1 è un compressore/limiter con Make-Up o Gain automatico il cui principale difetto è di avere i parametri (come tutti quelli di Reason, del resto) con scala da 0 a 127: essendo Attack e Release parametri di tempo non si capisce la corrispondenza fra numeri e millisecondi, o fra numeri e decibel nella Treshold.
La spiegazione di questi dispositivi è volutamente succinta perchè ne ho ampiamente trattato in “Processori di Dinamica, Eq e Filtri, Effetti” in questa stessa sezione Tutorial di Noise, alla quale ti rimando anche per quello che riguarda l’RV-7 Digital Reverb, l’RV7000 Advanced Reverb, il DDL-1 Digital Delay Line, il CF-101 Chorus/Flanger e il PH-90 Phaser.

L’UN-16 Unison prende il segnale in ingresso e lo moltiplica per il numero espresso dal pulsante Voice Count, applicando a ciascuno una piccola variazione di pitch data da Detune, e creando così un effetto Chorus.

Il BV512 Digital Vocoder funziona in due modalità: come equalizzatore a 32 bande; oppure come vocoder vero e proprio, il tipico effetto anni ’70, la voce “robotica” alla Moroder.
I Vocoder miscelano due ingressi e ne restituiscono uno che ha l’inviluppo di Ampiezza del primo, detto Modulator, e il timbro del secondo, detto Carrier o Portante: di solito una voce come Modulator e un synth come Carrier restituiscono il suono di synth “parlante” o “cantante”.

Il BV512 inoltre analizza l’inviluppo del Modulator e il timbro del Carrier per bande di frequenza (fino a 32), permettendo di agire su di esse individualmente, grazie ai due display.
Per usarlo nel modo più canonico devi: caricare un campione di voce per esempio nell’NN-19 e collegarne l’uscita al Modulator Input sul retro del BV512; scegliere un suono per esempio del SubTractor e collegarlo al Carrier Input sul retro; collegare l’Output del Vocoder al Mixer e scrivere delle note sia sulla traccia dell’NN-19, sia su quella del SubTractor.

Nella sezione Download di Noise sarà al più presto disponibile un piccolo progetto Reason scaricabile (Reason_Vocoder.rsn) contenente questa configurazione (e tutte quelle che ti piacerebbe chiederci).

Gli Spider Audio/CV Splitter & Merger sono due utility che permettono di: miscelare (merge) fino a quattro segnali in un’unica uscita (oppure due segnali mono o uno stereo su otto uscite); oppure di dividere (split) un unico segnale su quattro uscite (o due su otto), come fossero il Bus di un mixer, ma senza possibilità di intervenire sul livello dei singoli canali (non hanno infatti nessun parametro regolabile).
Il primo miscela/divide segnali audio (cavi verdi e rossi), il secondo segnali CV, cioè di controllo, tipo quelli del Matrix (cavi gialli).